Lou Porti

Abbiamo storie diverse. Chi in Valle Grana c’è nato ma ha seguito il motto di Pavese e si è trasferito in città. Per poi fare ritorno. Chi dalla valle non se n’è mai andata perché è il posto più bello dove vivere. Chi la città l’ha lasciata rinunciando ad un contratto di lavoro sicuro e a tutte le sue garanzie. Chi in valle c’è arrivato per caso dopo aver attraversato un mezzo continente a piedi e il mare nostrum su un barcone.
Parliamo italiano, francese, inglese, tedesco, occitano, piemontese e mandinka.
Abbiamo scelto di essere contadini in montagna; di non abbracciare il modello che va per la maggiore ma di vivere comunque la contemporaneità cercando di combatterne le contraddizioni.
Abbiamo recuperato le terre, la stalla e il portico dei nonni, Lou Porti, diventato il centro nevralgico della nostra realtà.
Abbiamo scelto di praticare un’agricoltura contadina multifunzionale seguendo le pratiche agroecologiche.
Alleviamo bovini autoctoni, asini, galline che ci forniscono carne, latte, uova e forza lavoro. Tutti al pascolo eccetto quando gela o nevica. Coltiviamo ortaggi, legumi, popolazioni evolutive di cereali, vecchie varietà di mele e pere e un po' di piccoli frutti. Cuciniamo, trasformiamo e maciniamo ciò che ci donano la natura e il nostro lavoro.
Crediamo nella sovranità alimentare e rabbrividiamo per il modo in cui i governanti di mezza Europa si sono appropriati di tale nobile concetto.
Crediamo nell'associazionismo, siamo soci di Wwoof Italia e Rete Semi Rurali, abbiamo contribuito a fondare la rete contratto di valle e la rete Humus.
Ci siamo costituiti in cooperativa perché forte era l’esigenza di orizzontalità.
La nostra è una delle valli in cui si formarono i primi nuclei partigiani e noi, senza mai osare paragonarci a chi diede la vita per garantire alle generazioni future la libertà, abbiamo scelto di resistere.
Talvolta siamo considerati “quelli strani” ma a noi piace così.
Siamo Sofia, Marzia, Remo, Buba e Luca. Speriamo un giorno di essere di più. Perché i Porti sono aperti.